(o
scuole socràtiche
minori). Filosofi o scuole di pensiero, attivi in anni successivi
all'elaborazione della dottrina socratica e definiti “minori” in
rapporto alla scuola socratica per eccellenza, che fu quella di Platone. In
genere si considerano tali la
scuola cirenaica (V.
CIRENAICI, SCUOLA DEI), fondata da Aristippo di Cirene, la
scuola
cinica (V. CINICI), fondata da Antistene, e la
scuola megarica (V. MEGARICI), fondata da
Euclide di Megara. Tutti i caposcuola avevano conosciuto personalmente Socrate e
ne erano stati allievi, più o meno assidui: le differenti elaborazioni
dottrinali, a partire dall'insegnamento del maestro, concordarono però
nella centralità accordata al problema della condotta morale
(virtù) e del piacere (felicità). La dimensione teoretica,
peraltro non sempre sviluppata, era concepita solo come supporto alla
speculazione sull'etica. Ad esempio, l'etica cinica si divide in cinque parti
(miranti a definire il bene e il male, le passioni, le azioni, le cause e le
verità), di cui le ultime due sono chiaramente riconoscibili come esempi
di
fisica (indagine sulla natura) e di
logica. Secondo il pensiero
di Aristippo, inoltre, la via della virtù coincide con quella del
piacere, in quanto sensazione piacevole del momento presente e attuale: solo
vivere nell'attimo, infatti, consente di non essere prigioniero del rimpianto
del passato o della speranza del futuro, di non tormentarsi con desideri smodati
ma di accontentarsi del piacere, anche piccolo, che offre l'istante in cui si
sta vivendo. Carattere peculiare della scuola cinica fu invece, sul piano
pratico, l'ideale di una vita conforme alla massima semplicità: fine
dell'uomo è la felicità e felicità è vivere secondo
virtù, liberi dai bisogni materiali che rendono schiavi. Tra le
acquisizioni teoretiche che si devono ad Antistene, invece, si conta quella
della
definizione, intesa come espressione dell'essenza di una cosa; essa
però è possibile solo in riferimento a ciò che è
composto, cioè costituito da elementi semplici. La composizione infatti
si può definire mediante i nomi dei suoi elementi, mentre un elemento
puro non può essere caratterizzato se non con il proprio semplice e unico
nome. La scuola di Megara infine si distingue per il tentativo di conciliare
l'insegnamento socratico con la dottrina eleatica, facendo coincidere il
bene o virtù con l'
unità di Parmenide. Di
particolare interesse sono gli argomenti
ad absurdum che i filosofi
megarici elaborarono per negare la molteplicità, il divenire e il
movimento: tra questi ricordiamo le numerose
antinomie, tra cui spicca il
famoso paradosso del
mentitore: “Se tu dici che menti, o dici il
vero e allora menti o dici il falso e allora dici la verità”.